La psicoterapia è una relazione d’aiuto. Un contenitore dentro al quale due persone si incontrano con l'obiettivo di cambiare, più profondamente o meno, il percorso esistenziale dentro al quale è inserito il cliente.
Fritz Perls, fondatore dell’approccio della Psicoterapia della Gestalt, diceva: "Sarò con te. Sarò con te con il mio interesse, la mia noia, la mia pazienza, la mia rabbia, la mia disponibilità. Sarò con te […] ma non ti posso aiutare. Sarò con te. Tu farai quello che riterrai necessario." (F. Perls 1969)
Può suscitare sicuramente qualche perplessità quel “non ti posso aiutare” che suona un po’ paradossale pensando a una relazione terapeutica. Eppure è così: in un’ottica umanistica, che mette tra parentesi l’idea di cura/malattia per abbracciare quella di “prendersi cura” e di qualità della vita, l’idea di fondo è che la responsabilità del cambiamento esistenziale risiede proprio nelle risorse della persona che chiede aiuto.
Ma il senso fondamentale della citazione è quel “sarò con te”, nel senso profondo dell’accompagnamento che è richiesto, e che rientra nelle competenze specifiche di uno psicoterapeuta, in un percorso che è fondamentalmente di crescita personale più che di cura. In ambito psicologico infatti è difficile potersi appoggiare ad un’idea di cosa sia sano e cosa sia malato, perché da una prospettiva esistenzialista tutto è adattamento alla vita.
Certi adattamenti però, che sono stati comunque il meglio che una persona sia stata in grado di fare da sola, possono diventare ad un certo punto del cammino, profondamente disfunzionali e forieri di disagi più o meno gravi da un punto di vista sia personale che, soprattutto, relazionale. La vita è relazione, è scambio. Esattamente come il metabolismo. Un organismo sopravvive e cresce se il rapporto tra ciò che entra e ciò che esce è equilibrato. Quando troppo o troppo poco entra ed esce, la cellula scoppia o rinsecchisce. Metaforicamente parlando, se prendiamo l’essere umano come un organismo complesso che ha bisogno di stare in equilibrio di scambio col mondo esterno, il discorso non cambia.
E il terapeuta è colui che guida e accompagna, senza giudicare, l’osservazione dell’attuale bilanciamento “metabolico” della persona, non agisce direttamente il riequilibrio del sistema come farebbe un medico fornendo una cura, ma illumina, come avesse una piccola lanterna in una stanza buia, gli angoli ciechi del campo esistenziale della persona. Non spinge la persona in una determinata direzione, semplicemente aiuta ad allargare il paesaggio interno delle scelte possibili. Sostiene il cambiamento anche quando questo richiede l’abbandono di vecchi schemi e stimola la curiosità necessaria per affrontare il nuovo e l’imprevedibile.
Paolo Quattrini dice riguardo alla terapia e all’ottica esistenzialista: “Agli inizi dell’ottocento, un certo Kierkegaard, un temperamento nervoso e molto suscettibile, decise di rompere le scatole al mondo del pensiero del suo tempo con un’affermazione all’epoca semiblasfema: disse che la vita non è una domanda che deve trovare una risposta, ma un’esperienza che deve essere vissuta.
In altre parole, mentre il principale oggetto del pensiero è sempre stata la verità, qui il problema considerato più importante è invece cosa ognuno vuole fare della sua esistenza.”
Ecco, questo è uno dei punti essenziali della psicoterapia, che non deve diventare la ricerca di una verità, qualsiasi essa sia, ma un’esperienza da vivere fino in fondo che permetta alla vita stessa di essere vissuta fino in fondo.
La psicoterapia diventa un viaggio interessante e necessario quando la persona sente di aver perso il senso di ciò che sta facendo nella vita, o quando quel senso ha smarrito il carattere di piacevolezza che il naturale stare al mondo dovrebbe avere nell’ottica della qualità esistenziale.
Ancora di più, quando la persona, in questo smarrimento sente di vivere un disagio emotivo non più gestibile con le strategie “storiche”, quando i copioni di vita diventano scontati e ripetitivi e le scelte sentite come forzate o poco autentiche. Quando gli strumenti per affrontare le difficoltà dell’esistenza risultano privi di potere trasformativo e quando l’ansia di non riuscire a vivere fino in fondo le relazioni o di sentire tali relazioni prive del piacere necessario a sostenerle diventa invadente e pervasiva.
Quando procrastinare, rimandare, vivere il tempo come se non fosse il proprio ma solo un ticchettio di un orologio incantato diventano il leitmotiv della quotidianità.
Quando non ci si sorprende più per nulla, ma tutto sembra scontato e privo di valore…
Se soffri di attacchi di panico, ansia generalizzata, momenti di depressione più o meno intensi, o comunque stati emotivi che ti segnalano che la vita che stai conducendo così come è non va più tanto bene, e che è il caso di cambiare qualcosa per permetterti di ritrovare serenità, piacere relazionale e soddisfazione esistenziale; o ancora quando ti rendi conto che procrastini ogni decisione più o meno importante rendendo la quotidianità stereotipata e sempre uguale, in tutti questi casi uno psicologo addestrato alla psicoterapia diventa molto utile, offrendoti la possibilità di scomporre e ricomporre i pezzi della vita che sembrano slegati o fonte di incertezze e sofferenze per ritrovare un senso nuovo al percorso esistenziale che, consapevolmente o meno, stai conducendo.
La psicoterapia è un investimento su se stessi, non una cura che risolve o meno i problemi.
Non si declina in una logica di successo/insuccesso come potrebbe essere qualsiasi altra terapia di tipo sanitario, ma promuove il cambiamento a partire dalla responsabilità individuale di chi sente il bisogno di confronto e accompagnamento.
La “pena” in genere è quella che sta vivendo la persona prima di chiedere aiuto. Dopo che l’ha fatto, nel peggiore dei casi se ne è “solo” reso conto, nel migliore comincia a trovare i modi per relazionarsi ad essa, ad accettarla come facente parte della propria vita fino a quel momento e a cambiare le cose al fine di superarla e migliorare la qualità della vita.
I percorsi individuali, che spesso anche si intrecciano per fasi tra di loro, possono essere sintetizzati in tre processi: uno di sostegno psicologico, uno di psicoterapia tout court e uno di counseling orientato alla risoluzione di un problema specifico.
Il primo potremmo dire essere orientato più al passato, cioè ciò che è avvenuto nel tentativo di farci pace.
Il secondo, che non esclude il primo, è centrato ad una ristrutturazione degli schemi caratteriali ed esistenziali più profondi della persona ed è quindi più orientato al futuro ovvero al cambiamento.
Il terzo è più limitato ad un campo ristretto della vita di una persona che potrebbe essere ad esempio una relazione conflittuale, con il partner, con un datore di lavoro o con un’altra figura presente nella quotidianità che comporta difficoltà comunicative o vissuti ingestibili.
In tutti e tre i casi, una modalità di lavoro che trovo molto utile è partire dalla consapevolezza e quindi da tecniche basate sulla mindfulness che permettono alla persona di ritrovare un centro in se stessi come osservatore non giudicante, ritrovare una certa benevolenza e gentilezza nei confronti di se stessi e un nuovo equilibrio emozionale per permetta poi la scelta del lavoro più adatto da intraprendere.
Un percorso di psicoterapia individuale non ha una durata prefissata. Sicuramente l’approccio gestaltico, avendo una forte componente pragmatica basata sull’esperienza e non sull’interpretazione teorica dei vissuti, normalmente non dura all’infinito. Un percorso medio (dove la parola “medio” è solo pretestuale perché ogni vita è un romanzo a sé stante) può variare da alcuni mesi a qualche anno. In astratto potremmo dire che finisce nel momento in cui la persona ha acquisito gli strumenti psicologici per procedere nel percorso di crescita in autonomia senza il bisogno costante del confronto col terapeuta.
Con una forte motivazione e una discreta onestà intellettuale questo può avvenire anche in poco tempo. Perché un altro scopo non secondario della psicoterapia non è rendere la persona dipendente dal terapeuta ma, al contrario, cercare il più possibile l’autonomia emotiva e relazionale.
La psicoterapia è quindi un aiuto al cambiamento di stili comportamentali, al riconoscimento dei propri bisogni e dei propri desideri e un addestramento psicologico al raggiungimento del benessere. Un viaggio dentro i propri vissuti che, se all'inizio sembrano stanze buie e poco conosciute, poco a poco diventano più chiari e possono diventare risorse ineguagliabili per le scelte esistenziali che ciascuno di noi ha sempre davanti a sè.
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